Non è stato il secolo dei lumi e le rivoluzioni da esso portato a provocare la nascita del conservatorismo europeo.
di Sigismondo Panvini
Il concetto di conservatorismo è legato tanto alla proprietà che alcuni materiali hanno di conservare la propria struttura o di riacquistare la forma originaria dopo avere subito una deformazione che viene definito con il termine di resilienza ( proprietà intrinseca del corpo sociale) , tanto a fattori psicologici individuali legati la capacità di far fronte ad eventi stressanti o traumatici.
Tali radici sono alla base delle formazioni cetuali, e dei modelli culturali da esse generate, ancora vivi e presenti oggi.
Essi sono strutturati attorno alla teoria del progresso e nell’aspettativa di un futuro aperto e migliorativo dell’esistente (concezione lineare del tempo).
La domanda di ordine sociale è legata alla concezione giudaico- cristiana dell’uomo visto come un essere predisposto al peccato che viola ripetutamente l’ordine divino che deve essere ristabilito.
Il messaggio cristiano classifica il male come una potenza riferibile alla limitatezza del bene, moltiplicando così le speranze e la ricerca della salvezza all’interno della storia e nel mondo terreno ed anche nella vita ultraterrena.
Secondo Adalberone da Laon, vescovo vissuto nel XI secolo la società era divisa in tre ordini principali: chierici, bellatores, laboratores.
Tale strutturazione trovava una sua legittimazione storica giuridica e morale nel Sacro Romano Impero
Nelle nostre emancipate società sta velocemente ricostituendosi una piramide sociale di tipo feudale a dimostrazione della immutabilità di certe categorie .
Secondo Adalberone da Laon, i chierici devono pregare per proteggere la società dal male; i bellatores (nobili) combattere in difesa della chiesa e i laboratores, strato inferiore della società composto dalla maggior parte della popolazione devono lavorare per gli altri due ceti della società assicurandone benessere prosperità e sviluppo (riferito solo a tali 2 gruppi).
Il punto centrale sta in un concetto più profondo : gli aristocratici , (migliori latu sensu) hanno le carte in regola per amministrare con acume ed onestà e chi li espropria (peggiori latusensu) di questa prerogativa mette a repentaglio il benessere collettivo.
Edmund Burke, uno dei più grandi conservatori dell’età classica, annoverava tra le ragioni di inaffidabilità dell’assemblea nazionale francese la sua composizione sociale, zeppa di piccoli avvocati, amministratori di giurisdizioni locali, procuratori di campagna. A spalleggiarlo, perfino il grande filosofo Hegel.
Ad osservare bene poi il conservatorismo classico ha una forte componente popolare , ma i suoi esponenti ,una volta giunti nelle stanze del potere si profilano come portatori di insofferenza nei confronti dello stesso popolo che li aveva espressi che giudicano meschino, basso e volgare.